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LA MORTE DI EROS È LA VITTORIA DI ARES: ABBIAMO BISOGNO DI FARE L'AMORE COME DI RESPIRARE

Aggiornamento: 26 nov

Spesso mi viene chiesto, in risposta all’ennesimo delitto, suicidio e/o aggressione tra giovanissimi: Perché? Perché accade? Sono davvero fenomeni da sempre esistiti, e oggi solo più visibili, o vi è un reale allarme da considerare? L’allarme c’è, e credo sia connesso in massima parte ad un disagio silenzioso, sconosciuto, troppo poco trattato, quello della relazione affettiva più intima: la sessualità, o meglio, l’assenza di essa. Tanto da far pensare che siamo ancora molto lontani dall'aver superato il tabù sessuale. Un tabù che oggi sembra aver perso la sua compostezza a causa di una mercificazione del corpo e dei corpi: la pornografia che, lontano da essere una liberalizzazione della sessualità, è diventata l’ultima carnefice della sua scomparsa.

Ma andiamo per step.

Se è vero che la violenza è connaturata nell’uomo, e quindi da sempre esistita (tutte le più grandi civiltà sono nate mitologicamente e quindi simbolicamente da atti delittuosi, fratricidi, parricidi ecc.), è altrettanto vero però che quella perpetrata in un’età molto precoce, adolescenziale e pre adolescenziale, sembra essere un fenomeno tipico dell’età moderna, e della parte occidentale del mondo. La statistica dei suicidi e delle aggressioni tra adolescenti è allarmante, come allarmante è il continuo abbassarsi dell’eta di chi mette in atto questi fenomeni, che inizia a toccare sfere pre adolescenziali cioè ragazzi e ragazze ancora bambini. Allo stesso tempo i dati sulla sessualità nei giovani stanno subendo un’inversione di tendenza, cioè dopo anni di graduale abbassamento dell’età del primo rapporto sessuale oggi la tendenza è invertita e i giovani fanno l’amore sempre meno e sempre più tardi (vedi dati ansa.itgenerazione Z per un giovane su 3 il sesso è solo virtuale”).

La connessione tra questi due fenomeni (violenza e sessualità) non è per niente diretta, né scontata, a tratti è addirittura contro intuitiva anche se lo slogan degli anni ’60 “fate l’amore non fate la guerra” qualcosa ci dice! Sin dai primi studi sulla sessualità nell’ambito psicoanalitico ne è stata dimostrata l’importanza: il sesso è sostanziale e basilare bisogno dell’uomo alla stregua dell’alimentarsi e del respirare. Abbiamo bisogno di fare l’amore come di respirare. Ne abbiamo cominciato ad avere conferma all’inizio del secolo scorso con l’opera di Freud “I tre saggi sulla teoria sessuale” (1905); lo abbiamo ritrovato alla base della piramide dei bisogni di A. Maslow (1943), nella teoria di O. Kernberg, che sottolinea la sessualità presente sin dalla prima infanzia e ne argomenta l’associazione con l’aggressività nella sua famosa opera (“Erotismo e aggressività”), e nel pensiero di W. Reich, noto per le ricerche sul ruolo della sessualità e sull’importanza della stessa per la risoluzione di traumi e patologie mentali.

Dal punto di vista neurobiologico l’attività sessuale stimola la produzione di ossitocina, endorfine, dopamina, ossia di ormoni che stimolano comportamenti pro-sociali, di accudimento, di fiducia verso l’altro, di empatia e altruismo. Insomma comportamenti che contrastano certamente violenza e atteggiamenti distruttivi. Non solo, la scienza oramai da tempo ha dimostrato che l’attività sessuale è a tutti gli effetti un antidepressivo, o, per meglio dire, un ottimo regolatore dell’umore. Ma ancora più interessante è la correlazione che molti studi hanno dimostrato esserci tra bassa attività sessuale e aumento dell’aggressività. Uno dei più noti è quello condotto da J. Prescott (1975) dal quale emerge come nelle culture più proibitive rispetto al sesso prematrimoniale fossero maggiori i tassi di criminalità e di violenza.

La correlazione tra aggressività e repressione sessuale è un dato di fatto.

Ma cosa accade se la riduzione della sessualità non è dovuta a repressione ma ad un importante riduzione del desiderio sessuale? Be’, gli effetti sono identici come scrive la professoressa A. Graziottin (2010) spiegando che la perdita di desiderio ad ogni età è un sintomo allarmante di crisi generale dell’energia vitale, ancor più nei giovani, dove talmente è il bisogno di eccitazione e soddisfazione per corpo e mente che si cercano altre fonti alternative o surrogate per ottenerlo, come il bullismo, il vandalismo, la distruttivi del branco, la guida veloce, l’aggressività, finanche l’autodistruttività.

Ma quali sono le cause di questo abbassamento del desiderio, soprattuto nei giovani? Una prima risposta data dagli esperti sembra essere proprio lo sdoganamento sessuale non più appannaggio degli adulti o delle famiglie (se mai minimamente lo sia stato), ma affidato totalmente alla pornografia oggi troppo fruibile e troppo presto. La pornografia crea nei ragazzini, soprattuto nei maschietti, termini di paragone irraggiungibili, e quindi ansia da prestazione insuperabile. Una seconda risposta è la trasposizione dei rapporti dalla dimensione reale a quella virtuale.

Attenzione, ovviamente non bisogna semplificare o ridurre questo argomento al concetto che un ragazzo arrivi al suicidio, o ad aggredire, o ad uccidere solo perché non ha un’attività sessuale. Ma certamente dobbiamo immaginare che ciò che rende governabile il nostro comportamento più impulsivo e arcaico è lo scambio e la comunicazione. E la sessualità, assieme al linguaggio, è la principale forma di scambio e comunicazione. Quando una coppia non riesce davvero a parlare non riesce neanche a fare l’amore, quando non riesce a fare l’amore non riesce neanche a parlare davvero di sé. Siamo innanzitutto corpo tra i corpi, il nostro io è un ‘io’ corporeo (S. Freud), in relazione con altri ‘io’ corporei. È fondamentale educare al rispetto e all’espressione di sé e del proprio sentire, ma soprattutto permettere l’espressione di sé nel riconoscimento dei bisogni dell’altro, ponendo un’attenzione particolare alle emozioni che un/a bambino/a che sta diventando ragazzo/a prova riguardo il proprio corpo e la propria vitalità.

È una responsabilità imprescindibile che la categoria degli adulti deve assumersi, che siano genitori, insegnanti, allenatori e via dicendo. Se torneremo ad insegnare ad amare, in tutte le sue forme, forse riusciremo a ridurre l’odio, in tutte le sue forme.



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